venerdì 16 giugno 2017

Intervista a Lele Vianello

Lele (Raffaele) Vianello è stato uno dei primi e più importanti collaboratori di Hugo Pratt, di cui già
adattava le strisce del Sergente Kirk per la pubblicazione sulla rivista omonima italiana edita da Ivaldi nel 1967.
Nonostante abbia legato il suo nome al lavoro col Maestro di Malamocco, ha anche realizzato fumetti propri, come le storie autoconclusive di fantascienza pubblicate da Il Mago e i volumi di Le Fanfaron (conosciuto in Italia come Il Millantatore) e Dick Turpin. Ha collaborato con l’Aeronautica Militare Italiana e ha riesumato un personaggio che Pratt fece comparire nella collana Un Uomo Un’Avventura: “l’uomo dei Caraibi” Sven.
Più di recente ha intensificato la sua collaborazione con le edizioni Segni d’Autore per cui ha realizzato vari libri (non solo a fumetti) dai temi spesso vicini a quelli del maestro Pratt.
La sua Guida di Corto Maltese alla “Venezia nascosta”, realizzata in collaborazione con Guido Fuga, altro assistente di Pratt, è stata un best-seller con diverse edizioni all’attivo solo in Italia.

Lei è stato un collaboratore storico di Hugo Pratt, come lo aveva conosciuto?

Eravamo entrambi di Venezia e ci presentò una comune amica, Lilli, all’epoca in cui Pratt era appena tornato a Venezia.

Quindi era il periodo immediatamente successivo all’esperienza argentina di Pratt.

Non proprio: dall’Argentina era già passato in Inghilterra, oltre ovviamente a girare il mondo. A quei tempi in Argentina non era più conveniente economicamente lavorare.
Corto Maltese era già stato creato qualche tempo prima sulla rivista Kirk di Ivaldi (poi lo presentarono anche su Il Corriere dei Piccoli) e cominciava ad avere successo e dare i suoi frutti soprattutto grazie alla pubblicazione in Francia.
Io mi formai alla sua scuola, perché fu una vera e propria scuola: io facevo delle tavole e lui me le correggeva; poi periodicamente lo incontravo per fargli vedere i miei progressi. Lui all’epoca girava spesso, doveva andare alla redazione del Corriere dei Piccoli a Milano, ma avendo sua madre ancora qui a Venezia ci tornava sempre periodicamente.
Finché un giorno mi disse che se avessi portato le mie tavole a Milano sicuramente mi avrebbero pubblicato, e così iniziò la mia carriera con la pubblicazione di alcune storie di fantascienza su Il Mago. Era l’epoca delle riviste di fumetto d’Autore, un periodo straordinario.

Operativamente come veniva gestito il lavoro di squadra? C’era Pratt che faceva la striscia e poi Lei e Guido Fuga inserivate i vostri elementi di competenza oppure lavoravate in un altro modo?

Arrivò il momento in cui Pratt era un po’ indietro con le consegne e quindi mi chiese se potevo dargli una mano sugli Scorpioni del Deserto, e così mi diede alcune strisce per finirle più velocemente. Ci dava le strisce da finire, noi intervenivamo in quella fase. Guido Fuga faceva i mezzi tecnici: i treni, gli aerei…
Agli inizi io mi occupavo principalmente dei dettagli, ad esempio inchiostravo le dune sullo sfondo.
Pratt mi diceva “Non faccia questo stile, ricorda troppo il mio” e infatti la più grande soddisfazione è stata quando Pratt mi disse che in Francia non erano riusciti a distinguere le parti del fumetto che aveva fatto lui da quelle che avevo fatto io! D’altra parte lui stesso a volte rivedendo i suoi fumetti non si ricordava cosa aveva fatto lui e cosa io.

Comunque nella Sua opera non c’è solo questa “imitazione” di Pratt, perché anche nei Suoi lavori realizzati da solo riaffiorano sempre delle tematiche comuni: i mari del Sud, l’America di fine ’700 con Deerfield, le fiabe irlandesi…

Sì, avevamo queste tematiche comuni, e penso che sia anche per questo che ho lavorato tanto con lui, prendendomi a lavorare con sé. Fu con La casa dorata di Samarcanda che i miei interventi si fecero più importanti.

Mi ricordo il cavallo della carica di Chevket, ad esempio.

Certo, i cavalli (mentre Guido Fuga come dicevo si occupava dei mezzi tecnici) ma ad esempio io disegnai anche i soldati russi sullo sfondo, oppure lo stesso Corto Maltese: lo disegnavo fino alle spalle o fino al collo e poi lo finiva Pratt.

Lei ha avuto modo di vedere i seguiti realizzati da altri autori de Gli Scorpioni del Deserto e Corto Maltese?

Sì, certo. Alcuni sono anche realizzati bene. Pellejero, poi, è mio amico. Ma forse, oltre al fatto che Corto nella neve è un po’ fuori posto, manca proprio l’“anima” di Pratt. Perché lui l’avventura l’aveva vissuta veramente, almeno quel poco di avventura che si poteva vivere ancora all’epoca; in Africa, in Sud America…
In una illustrazione che feci per la mostra celebrativa di Pratt dopo la sua morte disegnai proprio un Corto Maltese senza testa, o per essere più precisi senza i dettagli del volto, proprio per esprimere l’idea che chiunque lo avrebbe fatto dopo Pratt, ne avrebbe fatto un personaggio diverso.
Io e Fuga ci siamo sentiti veramente orfani dopo la scomparsa di Hugo.

A Palmanova presenterà qualche volume nuovo?

Ci saranno i libri editi da Segni d’Autore, inoltre è probabile che riusciremo a pubblicare in tempo la raccolta delle mie storie di fantascienza. E sarò presente per fare le dediche.

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